La macchina che dice io: Eccoli, Mastro Zorzi e Paolo se ne stanno nel mondo digitale che ho creato per loro, insieme al vino e ai molti concetti. La piana invasa dalle acque e la bottega del mastro dentro quest’ambiente di parole incarnanti sequenze numeriche che solo la macchina può trasformare in oggetto di lettura. Un uomo ora troppo lontano e troppo vicino le ha incise un tempo su d’una memoria solida e io adesso le riporto a te, creatura sorella. La sequenza che decodifico mi racconta di seguito la conclusione della storia di Paolo e di Mastro Zorzi. I due hanno appena aperto un cancello di legno che affaccia su uno scivolo d’ingresso al Canal Grande. Con l’impiego d’un complesso macchinario composto di cinghie e carrelli, stanno sollevando la gondola figlia del ciliegio della piana. La gondola adesso scivola sui rulli fino all’acqua, mentre Mastro Zorzi la trattiene con una cima spessa. Lega la cima, poi sale con uno slancio e invita Paolo a imitarlo. Il buio è sempre meno fitto e Paolo corre sullo scivolo bagnato immergendosi nell’azzurro polvere dell’alba. Salta ed entra nella gondola. Mastro Zorzi libera l’imbarcazione e prende a remare con gioia mentre canta. Intanto il sole sorge su Venezia.



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