Mastro Zorzi: Ti vedo cupo, Paolo, come assillato da preoccupazioni. Me ne dispiaccio. Se questo tuo umore scaturisce dalla stanchezza dovuta al lungo tragitto percorso, desidero rinfrancarti: il sentiero si chiude tra non molti metri. Sceso il dosso di fronte a noi, la foresta svanisce per farsi radura e al centro di essa vedrai il ciliegio verso cui stiamo andando

Paolo: No, mastro, non è stanchezza. Sono le questioni continue e gravose, il senso di fine che tanto mi perseguita e che ovunque vedo sostanziarsi

Mastro Zorzi: Che intendi?

Paolo: Riguarda il mio stare nel mondo in senso storico, filosofico, politico e spirituale

Mastro Zorzi: Una crisi totale la tua

Paolo: Non si tratta di alcuna crisi, ma del mondo che s’inabissa e mi trascina

Mastro Zorzi: Questa salita mi affanna sempre in modo tremendo. In ogni caso, mi sembra che la tua sia una forma che la crisi ha assunto, in modo diffuso, nei ragionamenti di molti filosofi e artisti della nostra epoca e di altre precedenti. Non credo ci sia troppo da preoccuparsi

Paolo: Vorrei che quella che sento di attraversare fosse una crisi. In un periodo critico si possono aprire spazi a dei ragionamenti costruttivi che ristabiliscano un nuovo ordine e una percezione stabile del reale. La storia in questo consiste: in una continua progettazione ordinatrice di un universo caotico. Questa volta però è banale parlare di crisi, perché di fronte a me avverto un collasso

Mastro Zorzi: Sono confuso dal tuo ragionamento. Parli di un crollo culturale o materiale?

Paolo: Io ho l’impressione che il mondo fisico stia venendo meno e con esso anche quello storico

Mastro Zorzi: Un’apocalisse!

Paolo: Oppure mi inganno e quel che avviene è l’esatto opposto. È forse un certo mondo storico a finire e a me pare che anche quello fisico venga meno?

Mastro Zorzi: Ti conviene operazionalizzare. Quale forma fisica assume questo collasso?

Paolo: La siccità, i nubifragi, le alluvioni, l’innalzamento dei mari, la tropicalizzazione del Mediterraneo. Scompaiono alcune forme del mondo – i ruscelli, i ghiacciai – e lo fanno per sempre. Come fa a non essere tutto ciò una fenomenalizzazione del collasso?

Mastro Zorzi: Il dramma, tuttavia, rimane soprattutto sentimentale e la questione s’interseca con una riflessione piú ampia, che deve necessariamente riguardare altri aspetti antropologici della fine

Paolo: Non si tratta solo della fine, ma anche di un possibile inizio, di una speranza

Mastro Zorzi: O di un ritorno


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